L’incrocio della Quattro Fontane a Roma è un luogo con numeri molto particolari. Ma anche con quattro fontane (appunto) tra le più conosciute del panorama acquatico romano. Vediamo di che si tratta
Un primo numero non richiede necessariamente di trovarsi sul posto per crederci. Le Quattro Fontane sono il punto d’incontro tra tre rioni romani. Monti, Trevi e Castro Pretorio.
Il secondo numero è invece legato ad una prospettiva che solo lì, in cima a Via della Quattro Fontane, all’incrocio con Via XX Settembre, è possibile gustare.
Il Colle Quirinale, Strada Pia e Strada Felice

Infatti, come sappiamo, Roma fu costruita su sette colli. Uno di questi è il Quirinale e la strada che da Porta Pia arriva al Quirinale, a un certo punto, corre proprio sul crinale del colle omonimo. Da un lato il colle scende scoscesamente verso via del Tritone. Dall’altro scende più dolcemente verso via Nazionale.
Papa Sisto V (1521-1590), al secolo Felice Peretti, attraverso Domenico Fontana (1543-1607), architetto ticinese protagonista di opere importanti a Roma e a Napoli, aveva, verso la fine del XVI secolo, messo mano alla viabilità della zona.
Era stato così realizzato l’incrocio in questione tra la Strada Pia (oggi Via XX Settembre e Via del Quirinale) e la Strada Felice (ovvero Via Quattro Fontane e Via Sistina).
Quest’ultima univa Santa Croce in Gerusalemme con Santa Maria Maggiore raggiungendo

poi Trinità dei Monti. Da lì si poteva scendere verso Via Flaminia che si dipartiva dall’attuale Piazza del Popolo.
Dunque, parliamo di un punto topico della geografia della Città Eterna posto in posizione particolarmente elevata. Adesso, mettetevi al centro dell’incrocio (idealmente, s’intende… per la vostra salute). Guardando lungo la direttrice Porta Pia – Quirinale vedrete ad un estremo il lato interno di Porta Pia e dall’altro l’obelisco della Fontana dei Dioscuri.
Se invece guarderete lungo l’altro asse, vedrete ad un estremo Trinità dei Monti con l’Obelisco Sallustiano e, all’altro, l’Obelisco Esquilino nella piazza di Santa Maria Maggiore.
Insomma: tre rioni e tre obelischi. Certe cose accadono solo a Roma.
Quattro Fontane: la storia
Come anche nel caso di varie altre fontane sei-settecentesche romane, le nostre quattro nascono con uno scopo pratico.
Papa Sisto V aveva infatti concluso nel 1587 il ripristino dell’Acquedotto Alessandrino che, dal suo nome, venne da lì in poi indicato come Acquedotto Felice. Procedette dunque anche alla realizzazione di una serie di fontane che consentissero la distribuzione dell’acqua nei vari rioni di Roma.

Per quell’incrocio così strategico, nacque l’idea di realizzare ben quattro fontane creando, a tal fine, altrettante nicchie nelle costruzioni che vi si trovavano.
Per rispetto alla simmetria, si optò per due figure femminili e due maschili. Queste ultime poste sui due angoli verso Santa Maria Maggiore (via Nazionale). Le prime, invece, sui due angoli posti verso Trinità dei Monti. Sempre per simmetria, si individuarono due divinità e due fiumi.

Così, se procediamo in senso orario, accanto alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane troviamo il Tevere (sul lato del Rione Monti). Poi Giunone, sul lato del Rione Trevi. A seguire Diana (anch’essa sul lato del rione Trevi) e, infine, l’Arno, sul lato del Rione Castro Pretorio.
In relazione alle due figure femminili, è importante tenere a mente la precisazione fornita dalla Soprintendenza di Roma:
“Due figure femminili sono invece adagiate nei cantonali dei palazzi dell’opposto versante. Quella in direzione del giardino Barberini è associata a papa Sisto V per i riferimenti al suo stemma araldico: il trimonzio, le pere nella mano sinistra, le stelle e la testa di leone che ornano la vasca. Una falce di luna fra i capelli (non più chiaramente leggibile) ed un cane accovacciato alla sua destra hanno suggerito la sua interpretazione come Diana. L’altra figura femminile, interpretata come Giunone, è incoronata e mostra alla sua sinistra un leone accovacciato. Secondo una differente interpretazione, le due figure sarebbero da leggersi come la Fortezza e la Fedeltà, simboleggiate rispettivamente dal leone e dal cane”.
Quattro Fontane Roma: gli autori
In realtà, non è chiarissimo a chi attribuire le opere. In origine, la paternità del progetto delle fontane del Tevere, dell’Arno e di Giunone era attribuita a Domenico Fontana (1543-1607). Questo grande architetto ticinese, protagonista per diversi decenni di opere importanti a Roma e a Napoli, aveva infatti progettato la viabilità in cui le fontane successivamente si inserirono.
Secondo altre ipotesi, l’Arno e Giunone vennero progettate da Pietro Paolo Olivieri (1551-1591). Questi proprio intorno al 1589, su commissione di Sisto V, si occupava del restauro dei Dioscuri di Piazza del Quirinale.
Diana sarebbe invece di molto successiva. Si dovrebbe addirittura a Pietro da Cortona nella seconda metà del XVII secolo.
Quattro fontane pagate… alla romana

Questo è uno degli elementi più interessanti. Sisto V aveva già impegnato fin troppo le sue finanze con il ripristino dell’acquedotto e, quindi, individuò una soluzione originale: coinvolgere nell’opera i proprietari dei terreni limitrofi.
Come spiega sempre la Soprintendenza di Roma:
“Le fontane furono eseguite a spese dei proprietari dei terreni limitrofi in cambio di concessioni gratuite dell’acqua Felice.
A Muzio Mattei si deve la costruzione di due fontane, quella sull’angolo del suo palazzo (poi proprietà Albani Del Drago) e quella in corrispondenza della futura chiesa di S. Carlino; Antonio Grimani, vescovo di Torcello, realizzò quella sull’angolo dell’attuale palazzo Galloppi-Volpi, mentre Giacomo Gridenzoni quella sull’angolo del futuro giardino Barberini.
Erette nella caratteristica tipologia a parete, le fontane sono costituite da una vasca semicircolare in travertino addossata a una nicchia che racchiude una statua ritratta distesa su un fianco dinanzi a sfondi palustri”.
Merita ricordare che Muzio Mattei, discendente di una delle famiglie che a Roma contavano, non era nuovo a queste imprese finanziarie.
Qualche anno prima, per ottenere che proprio nei pressi del suo palazzo si erigesse la Fontana delle Tartarughe, si era offerto di finanziarne la manutenzione. Ma questa è un’altra storia che vi raccontiamo nell’articolo La Fontana delle Tartarughe tra bronzo e marmo.
Le Fontane di Roma
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