La Cripta della Cattedrale di Cagliari è un omaggio al barocco elegante, in una fase ancora iniziale di questo stile, visto che la consacrazione della cripta è del 1618.
Oltre all’eleganza del monumento in se, ciò che ne rende la visita raccomandabile è la storia che vi è dietro: quella di un arcivescovo divenuto archeologo per affermare il suo primato nella Chiesa di Sardegna.
Siamo all’inizio del XVII secolo quando Francisco d’Esquivel (1550-1624), di nobile famiglia spagnola, viene nominato Arcivescovo di Cagliari. Precisamente è il 1605 e d’Esquivel manterrà questa funzione fino alla morte.

Sappiamo come per quasi tutto il corso della storia della Chiesa le reliquie siano state oggetto di venerazione particolare ma anche di ricerca senza sosta, di commercio, di scambio. Così era anche in quell’inizio di XVII secolo in Sardegna. L’Arcivescovo di Sassari vantava infatti la presenza nella sua Diocesi dei santi Gavino, Proto e Gianuario, ricordati proprio nella Basilica di San Gavino a Porto Torres. Per questo si considerava il primate della Chiesa Sarda.
Francisco d’Esquivel Arcivescovo ed Archeologo
Certo Francisco d’Esquivel non poteva essere d’accordo. Fu così che, a partire dal 1614, divenne archeologo. L’obiettivo era chiaro: ritrovare le sepolture dei santi cagliaritani. Organizzò così vasti scavi sia a Cagliari, presso la chiesa di San Saturnino ed il complesso di San Lucifero, che sull’isola di Sant’Antioco.
I risultati furono quelli sperati e d’Esquivel individuò le sepolture dei santi Saturnino, Cesello, Camerino, Lussorio e di San Lucifero, Vescovo di Cagliari vissuto nel IV secolo.
La Cripta della Cattedrale di Cagliari
Ci voleva però un luogo adatto a custodire e venerare al meglio queste reliquie e le tantissime altre di cui la Diocesi disponeva. Fu così che venne concepita l’idea di realizzare quello che conosciamo come il Santuario dei Martiri Cagliaritani, ovvero una cripta scavata nella roccia al di sotto del presbiterio della Cattedrale.

Nel complesso (la cripta si compone di tre cappelle),192 nicchie poste lungo le pareti accolgono altrettante reliquie. Per ognuna, gli artisti che lavorarono all’opera (siciliani prima e Antonio Zelpi e Monsterrat Carena poi) realizzarono una formella a bassorilievo con l’immagine del santo e del suo martirio. Sono affascinanti e, sebbene sia impossibile guardarle una per una, commoventi. Le chiese di tutt’Europa accolgono reliquie. In alcuni casi si tratta di realizzazioni di grande livello artistico, ma mai mi era capitato di vedere qualcosa di simile.
E non è finita. Infatti, non solo le pareti sono ricolme delle 192 nicchie ma le volte sono adorne di un numero incredibile (584 ?) di rosoni di fogge diversissime. I marmi policromi e gli stucchi fanno il resto.
Una bellezza da non perdere.
Cagliari: Approfondimenti Artistici
Per chi volesse prepararsi alla visita, è piuttosto completa la pagina di Wikipedia
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