Nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo a Firenze l’arte del Rinascimento e la storia italiana del XVI secolo si intrecciano in modo indistricabile. Su tutto e tutti, comunque, dominano la grande figura di Michelangelo ed il genetico mecenatismo dei Medici.
Sagrestia Nuova di San Lorenzo: la storia
Siamo all’inizio del XVI secolo. I Medici hanno conquistato il loro primo papa: Leone X (1475-1521). A lui seguirà quasi immediatamente un altro Medici, Clemente VII (1478-1534). Sono anni di potere ma anche di forti tensioni sul versante interno con importanti rivolte a Firenze in chiave anti-medicea. Comunque, nel 1532, i Medici divengono duchi ereditari di Firenze consolidando il loro potere anche in termini istituzionali.
La storia, si sa, è però fatta di vittorie e sconfitte, di gioie e dolori. E anche di coincidenze e ricorrenze. E’ questo il caso dei nomi Lorenzo e Giuliano, molto utilizzati in casa Medici.
Così, come il secolo precedente aveva visto le brevi vite di Lorenzo il Magnifico (1449-1442) e del fratello Giuliano (1453-1478), il XVI testimoniò le morti premature di Giuliano duca di Nemours (1479-1516) e Lorenzo duca d’Urbino (1492-1519), fratello l’uno e nipote l’altro di Leone X.
Fu proprio in funzione delle loro sepolture che nacque il progetto della Sagrestia Nuova nel 1519. A condurlo l’icona del Rinascimento italiano Michelangelo Buonarroti.
Quaranta anni di lavori della Sagrestia Nuova
E’ il giugno del 1519 quando papa Leone X de’ Medici, affida a Michelangelo realizzazione della cappella sepolcrale che dovrà accogliere le spoglie di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano nonché di Lorenzo duca d’Urbino e Giuliano duca di Nemours.

La sagrestia è detta nuova poiché esiste anche una Sagrestia Vecchia. Ovvero quella realizzata dal Brunelleschi circa un secolo prima per accogliere le spoglie di Giovanni di Bicci de’ Medici (1350-1429). Le due Sagrestie sono speculari ed hanno medesimi impianto e dimensioni.
I lavori vanno però avanti molto più di quanto probabilmente previsto. Infatti, la struttura muraria è terminata solo cinque anni dopo. Nel 1526 sulla cupola è collocata una lanterna con poliedro dorato che fornisce l’illuminazione dall’alto.
Michelangelo sta lavorando sulle statue che dovranno ornare le tombe. Secondo una sua lettera, sono pronte le quattro Allegorie delle ore del giorno, un Capitano (Giuliano), e la Madonna destinata alla tomba dei Magnifici.
Nelle settimane seguenti avrebbe iniziato il secondo Capitano, ovvero Lorenzo.
La partenza di Michelangelo
Ma nel 1527 la rivolta repubblicana scuote Firenze e interrompe i lavori. Michelangelo si schiera contro i Medici assumendo un incarico governativo nella revisione delle fortificazioni militari.

Dopo due anni di assedio, il 12 agosto 1530, Firenze si arrende alle truppe imperiali. All’atto della restaurazione medicea Michelangelo è costretto a nascondersi per sfuggire alla repressione e si rifugia in un luogo che è stato identificato con il vano da lui realizzato sotto la Sagrestia Nuova, la così detta “stanza segreta”, dove rimarrà circa due settimane. Papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) gli fa sapere che intende perdonarlo; in cambio Michelangelo deve tornare a Roma per dipingere il Giudizio universale e concludere la tomba di Giulio II.
Così, nel 1534, Michelangelo parte definitivamente da Firenze, lasciando la Sagrestia Nuova incompiuta e con le statue a terra.
I lavori vanno avanti a rilento. Durante gli anni ’30 del ‘500 Raffaello da Montelupo esegue il San Damiano secondo un modello di Michelangelo. Giovan Agnolo Montorsoli esegue il San Cosma. Nel 1546, per volere di Cosimo I de’ Medici, Le allegorie delle quattro parti del giorno sono sistemate sui sarcofagi dei principi.
Tra il 1556 ed il 1559 Vasari prende in mano il progetto e lo compie così come oggi si vede, con la sistemazione delle tombe dei Magnifici Lorenzo e Giuliano nel sarcofago dove pone sopra la Madonna di Michelangelo e i santi Cosma e Damiano degli allievi.
La disposizione delle statue
La Sagrestia Nuova contiene le due tombe monumentali dei duchi Lorenzo e Giuliano ed una austera cassa di marmo che contiene le spoglie dei due Magnifici Lorenzo e Giuliano. Ciascuna delle due tombe dei duchi è posta ai piedi delle loro statue in armatura da condottiero romano.
Sulla tomba di Giuliano sono poste le allegorie del Giorno e della Notte. Su quella di Lorenzo, l’Aurora e il Crepuscolo.
Sulla tomba dei Magnifici, come detto, il Vasari pose la Madonna di Michelangelo con i Santi Cosma e Damiano, protettori della famiglia Medici. La quarta parete ospita invece un semplice altare.
Sagrestia Nuova: la luce di Michelangelo
E’ nella gestione della luce la componente più innovativa del progetto di Michelangelo. La luce arriva dall’alto attraverso la lanterna posta sulla cupola e attraverso le finestre aperte al primo ordine, sui lati nord e ovest, al terzo ordine, est e ovest, e un finestrone sul lato sud.
La pluralità delle fonti di luce fa si che essa cambi durante le ore della giornata producendo due diverse qualità di luce, di cui una è più costante, mentre l’altra cambia in con il trascorrere delle

ore e a seconda delle stagioni.
Una luce diffusa cade dall’alto, sulle modanature, sulle cornici e sulle nicchie dove si sviluppano ombre orizzontali che si mantengono costanti consente la lettura della complessa architettura nell’arco della giornata. Michelangelo ha probabilmente come riferimento il grande oculo del Pantheon che dona chiara e costante leggibilità alle modanature architettoniche, sottolineate quasi esclusivamente da ombre orizzontali.
Accanto alla luce diffusa, c’è quella prodotta dalle finestre che, con il passare del giorno, nella variazione delle stagioni, lascia penetrare luci differenti che fanno da commento ai gruppi scultorei.
Soprattutto si produce una varietà di quelle che in gergo tecnico sono definite fonti secondarie. Il risultato è l’irraggiamento indiretto delle statue, come avviene in quella della Notte, che durante certe ore è illuminata dal basso, grazie alla rifrazione sul rivestimento marmoreo inferiore destro della parete est.
L’andamento dei raggi del sole, attraverso le finestre e il lanternino, produce effetti di rifrazione tali che al mattino la statua dell’Aurora venga illuminata anche da dietro, attraverso il riflesso dal marmo retrostante dove batte direttamente la luce.
La luce del Rinascimento tra Leonardo e Michelangelo

Le idee di Leonardo sulla riverberazione o, come li definiva, sui «lumi secondari» oppure «derivativi», erano il risultato dei suoi esperimenti sulla diffusione della luce. Idee che Leonardo stesso aveva applicato alle sue pitture, dove è possibile constatare come dei corpi siano illuminati attraverso il riflesso di materiali colpiti dai raggi solari.
Michelangelo trasferisce nelle arti plastiche gli effetti teorizzati e applicati da Leonardo in pittura. Cosicché la materia e le sue volute differenze di lavorazione sono in stretta relazione con l’illuminazione.
Nella rifinitura delle statue, sono lasciate a una stadio più grezzo le parti dove la luce non batte, con effetti di contrasto e chiaro scuro, ma portate a lustro le altre, che non sono esposte alla luce diretta ma, come nella Notte, a un «lume secondario».
I restauri del 2019
L’illuminazione progettata da Michelangelo era funzionale al percorso narrativo ideato dall’artista per le sue sculture, ma le condizioni di luce

risultavano mutate. La nuova illuminazione, grazie alle nuove tecnologie ed a un sapiente uso della luce, evoca, dopo oltre tre secoli, le condizioni luminose vicine a quelle create da Michelangelo per la Sagrestia Nuova.
Antonio Forcellino, storico dell’arte e restauratore, è l’autore del progetto. A lui si deve anche un’attenta pulitura della Madonna col Bambino e dei Santi Cosma e Damiano, e dal maestro delle luci Mario Nanni, con la collaborazione della dottoressa Monica Bietti, storico dell’arte Responsabile del Museo delle Cappelle Medicee, e dell’architetto Maria Cristina Valenti Responsabile tecnico dei Musei del Bargello.
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