Villa Lante a Bagnaia, a pochi chilometri da Viterbo, ai piedi dei Monti Cimini, è certamente un raffinato esempio del secolo d’oro del nostro Rinascimento – il XVI – e di quella meravigliosa “sfida culturale” che caratterizzava spesso i rapporti tra le personalità di potere.
Oggi, perfettamente preservata, Villa Lante offre, con i suoi ventidue ettari di piante secolari, uno splendido luogo di gioco e di passeggio per piccoli e grandi mentre le sue fontane ed il curatissimo giardino all’italiana offrono un’opportunità di rilassata riflessione sugli antichi valori della nostra arte.
Villa Lante a Bagnaia. Una breve storia.
Quella che oggi conosciamo come la Villa Lante di Bagnaia deve questo nome all’aristocratica famiglia che ne ebbe il possesso dal 1656 al 1953. Ai Lante dobbiamo certamente la perfetta conservazione del complesso, ma non la sua creazione.

Infatti, il castrum di Bagnaia apparteneva fin dal 1202 alla Diocesi di Viterbo ed i Vescovi vi avevano situato la loro residenza estiva. Con il passare dei secoli e con il mutare delle situazioni storiche e delle esigenze, dalle originarie priorità militari del castrum di Bagnaia si passò via via ad interessi più “mondani” con un iter non dissimile da quello per il quale gli antichi castelli divennero nei secoli residenze signorili.
Fu così, infatti, che il Cardinale Raffaele Sansoni Riario della Rovere (1460-1521), Vescovo di Viterbo dal 1489 al 1506, decise di recintare con un muro (che è ancora lì) un’area di circa18 ettari proprio ad un tiro di sasso dal castello vescovile onde creare un parco che fungesse da terreno di caccia. Del resto, il Cardinale Riario era, oltre che nipote di Papa Sisto IV (Francesco Della Rovere), uomo d’arte. Estimatore di Michelangelo che volle a Roma, fu anche colui per il quale venne costruito il Palazzo della Cancelleria nella Città Eterna.
Alla guida della Diocesi di Viterbo, gli successe il nipote Ottaviano Riario il quale proseguì gli intenti dello zio. A lui è dovuta la costruzione del casino di caccia che si trova nel parco alla destra della villa e sulla cui facciata è presente il suo stemma (i fiori ed il biscione).
Bagnaia: da parco di caccia a villa
Ormai, la passione per questo “parco di caccia” si era ben radicata nella curia viterbese. Nel 1524 diviene Vescovo di Viterbo Niccolò Ridolfi – nipote di Leone X de’ Medici e di Lorenzo il Magnifico – il quale, per primo, inizia a dotare l’area di alcune fontane.
Il Cardinale Ridolfi lascerà Viterbo nel 1548. Dopo un ventennio, nel 1568, l’opera però riprende. Ed è la volta buona. Il merito va al cardinale Giovanni Francesco Gambara (1533–1587), di nobile famiglia bresciana ed il cui stemma – il gambero – si trova un po’ dovunque tra le fontane di Villa Lante. E sua l’idea di inserire la villa con i suoi giochi d’acqua all’interno del parco di Bagnaia. Del resto erano gli stessi anni nei quali il suo “collega” Cardinale Ippolito II d’Este (1509-1572) era intento a realizzare Villa d’Este a Tivoli ed i Farnesi costruivano la loro residenza di Caprarola.
Il completamento dell’opera è dovuto però ad un altro porporato, il Cardinale Alessandro Damasceni Peretti – detto il Cardinal di Montalto dalla cittadina marchigiana della quale era originario – il quale, nipote di Sisto V per parte di madre, poté disporre della villa dal 1590 fino al 1623 quando entrerà in possesso dei Lante.
Le fontane di Villa Lante a Bagnaia
Il giardino all’italiana con i suoi giochi d’acqua, si estende su circa 4 ettari sfruttando un declivio del parco il cui dislivello rende possibile la propulsione stessa dell’acqua. L’asse centrale del giardino è praticamente un continuum con il borgo di Bagnaia: infatti quest’ultimo raggiunge la villa attraverso un “tridente” di strade i salita allineate con la torre svettante circolare dell’antico palazzo vescovile.
La vera e propria “via d’acqua” che attraversa centralmente il giardino, lo fa sfruttando quattro terrazzamenti che percorrerete in senso contrario alle acque, cioè dal basso verso l’alto (per il semplice fatto che l’ingresso al giardino è situato nel terrazzamento più basso). Quest’ultimo ospita anche le due palazzine gemelle la cui costruzione, iniziata contemporaneamente, si completò in tempi diversi: la prima (entrando) nel 1578 dal Cardinale Gambara, la seconda agli inizi del Seicento dal Cardinale Damasceni Peretti.
L’idea di collocare all’interno del grande parco a bosco la villa un sistema di fontane ha, oltre che un lato di piacere estetico, anche un aspetto filosofico. Infatti il bosco rappresenta quella mitica “età dell’oro” quando l’uomo formava tutt’uno con la natura, mentre il giardino e le fontane rappresentano l’ ”età della ragione”. Durante quest’ultima – grazie alle arti ed alla scienza – l’originale armonia tra uomo e natura, che si era persa, finita l’età dell’oro, viene ricostituita. In questa luce va anche letta la via d’acqua che attraversa il giardino. Essa parte infatti dalla Fontana del Diluvio ma viene pian piano regolata nei vari passaggi per trovare poi tranquillità ed armonia nella Fontana delle Peschiere.
La Fontana del Diluvio
E’ probabilmente quella che vedrete per ultima. Viceversa è quella che da inizio al percorso. L’acqua sgorga dalla roccia. E’ la sua origine naturale. La Fontana del Diluvio è un ninfeo che ci riporta ai canoni dell’architettura classica. Le due logge laterali incorniciano la fontana e sono adorne dello stemma del Gambara (il gambero) e della “graticola” di San Lorenzo, protettore di Viterbo.
Fontana dei Delfini
La Fontana dei Delfini è la prima che incontrerete a seguire la Fontana del Diluvio. Prende il nome dalle otto coppie di delfini che la adornano. Secondo documenti d’epoca, era anche arricchita da tronchi di (finto) corallo. Delfini e corallo potrebbero far pensare che la fontana dovesse rappresentare l’acqua del mare. In origine, era probabilmente collocata all’interno di un padiglione oggi non più in situ.
La Catena d’Acqua
La Catena d’Acqua è certamente molto suggestiva. E’ anche un elemento importante nella simmetria dell’intero giardino. Infatti, lo divide in due parti ponendosi come asse tra le due palazzine. Il richiamo al Cardinale Gambara è evidente. L’acqua sgorga tra le zampe di un gambero e la catena stessa è costruita attraverso il ripetersi ritmico delle forme del gambero.
Attraverso la catena, l‘acqua scende attraverso la Fontana di Giganti, ed arriva alla Mensa del Cardinale. Un secondo asse che prosegue la prospettiva indicata dalla Catena. La realizzazione della Catena di Villa Lante è databile tra il 1578 ed il 1587. Dunque antecedente alla catena che ritroviamo nel giardino di Palazzo Farnese a Caprarola.
La Fontana dei Giganti
Molto scenografica, risalta per la presenza dei due “giganti” che impersonificano l’Arno ed il Tevere, fiumi importanti per la Tuscia. Secondo le interpretazioni, questa fontana rappresenterebbe due elementi. La Terra e l’Acqua, questa volta dolce, di fiume.
La Mensa del Cardinale
Lunghissima e rettilinea, di peperino, è attraversata al centro dall’acqua. Come detto, è un elemnto fondamentale di simmetria del giardino. E’ adornata ai lati da mascheroni. Deve il suo nome al fatto di essere stata effettivamente usata come “tavola da pranzo” dai Cardinali.
La Fontana dei Lumini
Siamo arrivati quasi alla fine del percorso. Questa fontana sembra debba simboleggiare l’elemento Fuoco. Infatti, settanta lumini generano altrettanti zampilli intorno ad un getto centrale. Ai lati della fontana due grotte con le statue di Nettuno e Diana Cacciatrice.

La Fontana delle Peschiere
Siamo ormai al compimento del viaggio. Il giardino all’italiana cinge nel terrazzamento inferiore la grande Fontana delle Peschiere al cui centro un isolotto ospita la Fontana dei Mori. Il viaggio delle acque è terminato. Dalla primordiale Fontana del Diluvio esse hanno fatto il loro corso e confluiscono qui, portate all’armonia e domate dalla razionalità. Il ripetersi del modulo “quadrato” sia nel giardino all’italiana che nella fontana vuol probabilmente richiamare proprio la razionalità. Inoltre, richiama la graticola del martirio di San Lorenzo, al quale è titolata la Cattedrale di Viterbo.
Le Palazzine di Villa Lante
Anch’esse hanno forma di quadrato, o meglio di cubo. Quindi, forse, riprendono il concetto appena esposto. La prima entrando è la Palazzina Gambara. La loggia è ornata dalla rappresentazione di Villa d’Este a Tivoli, Palazzo Farnese ed il “Barco” di Caprarola a dimostrazione di un certo spirito di emulazione. Lavorarono a questa palazzina Antonio Tempesta e Raffaellino da Reggio.
Nella Palazzina Montalto operarono (anni 1613 – 1615) Orazio Gentileschi, Pierre Lorraine, il Cavalier d’Arpino ed Agostino Tassi.
La Fontana del Pegaso
Nel regno animale pochi rivaleggiano in eleganza con il cavallo. Scenografica è la Fontana del Pegaso che accoglie il visitatore al suo ingresso nel parco di Villa Lante a Bagnaia. Al centro di una vasca ovale, il cavallo alato. Ai suoi lati quattro amorini trombettieri con ali di farfalla. Il Pegaso infrange con gli zoccoli lo specchio d’acqua. Alle sue spalle, sulla parete che cinge la fontana, le Muse.
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