L’Abbazia di Sant’Antimo, un passo da Montalcino, in terra di Siena, è luogo che non può lasciare indifferenti. Isolata nel fondovalle si erge maestosa, silenziosa e mistica. Al di là della Fede di ciascuno, è visione di magnetica emozione.
Ma vi è di più. Un filo che corre tra realtà e leggenda. La leggenda la vuole fondata da Carlo Magno ed, in realtà, è attestata documentalmente fin dall’814 grazie a un editto di Ludovico il Pio, figlio di Carlo. La realtà è che l’Abbazia di Sant’Antimo è probabilmente ben più antica. Sorta su una villa romana, nel IV secolo venne creato un oratorio per venerare le reliquie di Antimo, diacono aretino martirizzato nel 352 d.C. Già nel 770, poi, i Longobardi si erano attivati per la costruzione di un’abbazia. Dunque, la creazione da parte di Carlo Magno va probabilmente intesa più come un imperiale suggello.
Inizia così, sotto la protezione imperiale, la grande espansione dell’Abbazia di Sant’Antimo. Grazie a lasciti e donazioni il suo patrimonio si espande in tutta la Toscana. Montalcino è il principale castello di proprietà dell’abbazia e li risiede l’abate.
Poi, durante il XIII secolo, divenuta oggetto delle politiche espansive di Siena, l’Abbazia di Sant’Antimo finisce con il perdere gran parte delle sue proprietà. Nel 1462 arriverà la soppressione da parte di papa Pio II.
Dagli anni ’70 del secolo scorso, l’Abbazia è nuovamente dotata di una sua comunità monastica. Attualmente, si tratta dei padri benedettini provenienti dall’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
Abbazia di Sant’Antimo: la chiesa
Entrare nella chiesa abbaziale vi lascerà sorpresi dall’evocazione di modelli francesi in questa terra di Toscana. La storia vuole che quando, nel 1118, anche grazie ad un ampio lascito dl conte Bernardo degli Ardengheschi, i monaci avviarono i lavori per la costruzione della loro nuova chiesa (quella che oggi vediamo) chiesero l’intervento diretto di architetti francesi e guardarono come modello all’abbazia benedettina di Cluny.
Così, ci troviamo di fronte ad un grande edificio a tre navate dagli altri slanci verticali e dall’austera eleganza dello stile romanico.
La presenza di maestranze francesi trova poi una sua conferma anche nel bel capitello (nella fila di colonne di destra) che rappresenta Daniele nella Fossa dei Leoni ed opera del Maestro di Cabestany attivo nel XII secolo in Francia, Spagna e Italia.
La storia però vuole che furono proprio i costi importantissimi sopportati per la costruzione della chiesa a segnare l’inizio della decadenza dell’Abbazia di Sant’Antimo.
La Madonna di Sant’Antimo
Recentemente restaurata, la Madonna di Sant’Antimo vi apparirà all’inizio della navata di destra. E’ scultura lignea policroma duecentesca e di origine umbra. La colorazione è a tempera su preparazione a gesso e a colla.
La Vergine è rappresentata i trono con il Bambino il quale tiene nella mano sinistra il globo sormontato dalla croce.
La statua mariana è oggetto di antica venerazione e il 10 maggio, ricorrenza di Sant’Antimo, è condotta in processione.